Femminicidio – Concerto a MI

(tempo di lettura 3 minuti)

È allarme per la violenza che spesso ha luogo tra le mura domestiche. Parliamo di femminicidio. La gelosia, spesso causa di maltrattamenti e liti furibonde è un fenomeno in crescita negli ultimi anni. Ci sono le donne che hanno il coraggio di denunciare e donne che non lo fanno, donne che subiscono senza dire niente e donne che portano avanti il diritto di parlare. Secondo Michel Hunziker manca la determinazione delle istituzioni, a partire dalla politica. Siamo fermi al baratro con una magistratura dai tempi quasi decennali per processare situazioni di violenza. Sempre se la donna ha il coraggio di “cantare”. E questo coro ha anche voci che arrivano dallo stalking, ancora senza pene certe. Esistono fondazioni con incontenibili voglia di fare, un entusiasmo coraggioso e una tenacia ferrea che possono svolgere un’attività di sostegno e assistenza attraverso un percorso non convenzionale. Nel 2014 oltre 100 donne sono state uccise da uomini arrabbiati o spaventati. Quello che manca è la consapevolezza di un amore rispettoso e reciproco. Esistono sentimenti che legano due persone a partire dalla coccola fino all’amplesso, esistono emozioni che si trasformano da sorrisi in baci. Perché si arriva alla paura di perdersi, all’essere possessivi e trasformarsi in bestie? Sono solo queste le cause dei maltrattamenti? Probabilmente esistono anche fattori esterni quali l’alcol e la frustrazione, la difficoltà di comunicare e quindi farsi capire. L’incompreso arrabbiato diventa violento: maltratta la persona in tutte le forme possibili, violentando il fisico, la sessualità negando l’identita’ e la liberta’ di manifestarsi come libere donne. Il femminicidio è l’omicidio di una donna. Inescusabile. Eppure molte società condonano in casi eccezionali questa pratica. In oriente per i “crimini d’onore” le donne vengono addirittura lapidate nelle pubbliche piazze da tutta la famiglia. Il tradimento distrugge l’onore. Ed è anche per onore che la bestia uccide. Non-valori sbagliati inculcateci da una televisione sempre più violenta e mafiosa, non-valori che vengono troppo spesso mal interpretati dal libero cittadino.

Non esiste in Italia un osservatorio nazionale sul femminicidio come in Spagna e Francia. I dati vengono raccolti da associazioni e gruppi di donne basandosi esclusivamente dalle notizie riproposte dai mass-media. Tale metodologia fa supporre a una forte sottostima dei dati in quanto solo una parte degli omicidi sono riportati da una stampa che annuncia la cronaca nera senza approfondire.

Il modello democratico non ha trionfato sul mondo. È drammatica la situazione se si pensa che la paura di denunciare nega la vita, la libertà di essere come si vuole. Un concerto contro la violenza sulle donne oggi martedì 24 Novembre a Milano; appuntamento alle 20:30 con l’orchestra Verdi che si esibirà all’Auditorium di largo Mahler. Biglietti da 9 a 15 euro. Prenotazioni al numero 02.833.89.333. Nel foyer alle 18:30 incontro con la delegata alle pari opportunità Francesca Zajczyk.

http://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/news/primopiano/Tutte_notizie/sindaco/concerto_contro_violenza_donne

Andrea Locati

Consenso o illegittimità?

Tempo di lettura 6 minuti.

La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto. Articolo 56 della Carta Fondamentale della Repubblica Italiana.

Basta, dire che il governo é illegittimo. Basta, raccontare fandonie devianti e fare il lavoro dei giornalai. Il giornalista informa. Il giornalaio vende. State facendo i giornalai. Anche i social network condividono ignoranza e bugie.

Questi ultimi due governi sono stati legittimi ed è legittimo anche quello Renziano. Il popolo elegge i rappresentanti delle due Camere e il capo dello Stato sceglie il Presidente del Consiglio.  A sua volta, una volta ricevuto l’incarico, sceglie i Ministri per formare il Governo. Quindi il nostro paese non è una democrazia diretta come invece è la Francia.

Se il Governo non ha consensi popolari è tutta un’altra storia. Infatti la legittimità sono i requisiti che un governo deve rispettare dal punto di vista costituzionale,il consenso è il sentimento popolare nei confronti di un determinato governo come potete capire due cose nettamente diverse e opposte. Neanche Enrico IV, re di Francia, ha avuto consenso nella seconda metá del XVI secolo. Ma era legittimamente re. Lui, non il nostro Enrico, come il nostro Monti, come il novellino Renzi, per pudore non ha esercitato i suoi poteri per 5 anni finchè, dopo aver abiurato convertendosi da Ugonotto a Cattolico con la famosa frase “Parigi val bene una messa”, che fa capire come per il bene della Francia si potesse sorvolare sul proprio credo religioso, dopo aver dichiarato guerra alla Spagna, acerrima nemica francese e sposato Maria de Medici dalla quale ha avuto l’erede, e l’aver introdotto l’editto di Nantes che riconosceva la religione cattolica come quella ufficiale, ma permetteva il credo Ugonotto il consenso è stato conquistato. Come si guadagnano il consenso i nostri governanti?

Con le bugie. Per poter esistere una maggioranza deve esserci anche una minoranza e quest’ultima solitamente o fa ostruzione o è scontenta. Il popolo ha espresso la maggioranza con le elezioni, votando il partito che meglio lo rappresenta.Cosa interessa all’Italiano medio? Meno tasse e più servizi. Ed è quello che promette ogni elettorato attivo prima delle elezioni. Sono piú di trent’anni che queste promesse non vengono mantenute. Sono più di sessant’anni che l’Italia continua a votare e continua a lamentarsi. La satira diverte e gli italiani, nella propria mediocriticitá ne restano affascinati, ammaliati e illuminati. Forse si ride per non piangere. Anzi. Mi sembra un ottimo assioma.

Seriamente parlando si dovrebbe riscrivere la costituzione, andrebbero limitati i poteri abnormi degli onorevoli, andrebbero aboliti certi enti inutili con il valore di essere solo un costo della pubblica amministrazione e andrebbe rifatta la legge elettorale. E ancora rilanciare un turismo sostenibile e sostenere i piccoli artigiani promuovendo fiere, aiutare le startup per i giovani imprenditori e valorizzare il kilometro zero come anche il sistema agro-alimentare di nicchia, quello che merita di essere sostenuto. Dovrebbero essere fatte delle riforme vere. Non esistono decreti legge per far ripartire l’economia. Sarebbe come se oggi, da deputato, facessi votare una legge che vieta a tutti di morire. Le persone non sono immortali, morirebbero lo stesso. Non posso ordinare al pil di crescere nel quadriennio successivo. L’economia segue il suo corso come il corso dell’esistenza umana. Non si può. è contro la natura del logico.

Ma non sono qui per illustrare un programma politico per rilanciare l’economia. Sono qui per criticare aspramente non solo l’ignoranza di chi ha inventato la parola governo tecnico perché tutti i governi sono stati tecnici ma per spiegare che cosa è il consenso popolare

Enrico VI ribaltò la Francia e guadagnò il consenso popolare. Italia è stata spaccata in tre dalle ultime votazioni. In ordine di maggioranza, con una manciata di voti, PD, PDL, e M5S. Siamo ancora governati dal Partito Democratico. Nulla di strano. Probabilmente dovrebbero fare una legge che divida proporzionalmente il governo sui seggi parlamentari e, che quindi, sia lo specchio del parlamento stesso. Il consenso popolare è fondamentale ma non indispensabile. Dubito con responsabilitá oggettiva che i parlamentari e il governo stesso guadagnino mai un consenso nazional-popolare.

 

Renzi e gli altri legittimi

Premettendo che non sono renziano ne tantomeno simpatizzo per la funzione inutile dello stato centrale che comporta solo dei costi folli e inutili a carico dei contribuenti sarebbe utile smettere di dire che il governo è illegittimo. Basta raccontare fandonie devianti e fare il lavoro dei giornalai. Il giornalista informa mentre il giornalaio vende. Cari giornalisti state facendo giornalai. E non solo sulla carta stampata si scrive confusione. Anche i social – network condividono ignoranza e bugie. La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, articolo 56 della Carta Fondamentale della Repubblica Italiana. Il sopracitato è d’obbligo per fare chiarezza nel pastone all’italiana. Questi ultimi due governi, quello di Monti e di Letta sono stati legittimi ed è legittimo anche quello renziano. É matematica. Il popolo elegge i rappresentanti del Parlamento e del Senato purtroppo neanche direttamente ma è il capo dello Stato che sceglie il Presidente del Consiglio. Quest’ultimo una volta ricevuto l’incarico, sceglie i Ministri per formare il Governo: tecnico nel caso in cui ci siano personalità di spicco su determinate materie, politico nel caso ci siano interessi motivazionali.

Il caso in cui il Governo non abbia consensi popolari è tutta un’altra storia, infatti la legittimità e il consenso sono due cose completamente diverse. La legittimità si ha quando il governo rispetta le leggi ed è legittimo per il diritto, il consenso invece rappresenta il gradimento della popolazione nei confronti di un governo. Nel passato nella Francia di fine XVI secolo Enrico IV re di Francia, non ebbe da subito consenso ma era legittimamente Re.

Enrico IV agì con fervore e dichiarando guerra alla Spagna acerrima nemica francese, dopo aver abiurato la propria fede convertendosi da Ugonotto a Cattolico con la famosa frase “Parigi val bene una messa”, aforisma con significato “..per il Governo di Parigi e il bene del Paese posso anche  sorvolare sul mio credo e religioso…”;  aveva sposato Maria de Medici dalla quale aveva avuto l’erede e con l’editto di Nantes (1598), permise la libertà di culto agli Ugonotti nonostante la Francia fosse un Paese Cattolico. In questo modo ottenne il consenso popolare.

L’Italia dopo le ultime elezioni si è ritrovata spaccata in tre e in ordine di maggioranza con una manciata di voti, PD, M5S e FI

Siamo ancora governati dal Partito Democratico. Nulla di strano. Il Governo detiene il potere esecutivo, il potere dell’agire pratico mentre il Parlamento quello legislativo. Per poter sussistere il Governo ha bisogno della fiducia parlamentare. L’alternativa alla fiducia o comunque, visto e considerato che i cittadini in ogni caso votano i partiti e non i singoli rappresentanti, lo Stato potrebbe varare una legge che garantisca la stessa proporzionalità partitica che si ha in Parlamento all’interno del Governo.

La Casta dovrebbe, e uso il condizionale, esercitare le proprie funzioni e svolgere i propri compiti solo previo consenso popolare come la storia ci ha insegnato ma per come si sviluppano quotidianamente i fatti politico – sociali dubito che guadagneranno mai un consenso. Il popolo votando, ha scelto il partito che meglio lo rappresenta; di contro sono più di sessant’anni che l’Italia vota e continua a lamentarsi degli onorevoli che vota lei stessa, sessant’anni che i comici fanno satira politica, uno dei più grandi strumenti di comunicazione mai ideati e che rende il potere più umano nei confronti della massa.

La satira diverte e gli italiani, nella propria mediocriticitá ne restano affascinati, ammaliati e illuminati. Si ride per non piangere e si continua a ridere per non pensare alla classe politica che giova di immunità enormi, stipendi da capogiro e non conclude mai quello che in elezione promette. Il consenso popolare è fondamentale ma non indispensabile.

Guardiamo, vediamo e osserviamo. È uguale?

occhio

Vedere significa rivolgere lo sguardo in una direzione, ma senza essere necessariamente in grado di notare ciò che rientra nella visuale. Esempio lampante: “Vuoi vedere la mia collezione di farfalle?” “Certamente.” Di sicuro si getterà appena uno sguardo.

Guardare, invece, significa notare qualcosa di preciso con intento, magari con interesse morboso. “Ti ho guardata per ore, eri bella come il sole.” “Il sole brucia la retina.”

Osservare, significa focalizzare lo sguardo su qualcosa, notarla, guardarla nel dettaglio e connettere il cervello. Cosa non comune a tutti, specialmente quelli che scrivono, blaterano sciocchezze e frivolezze (tanto per usare un termine aulico). 

Sembra non ci esista differenza nel comune parlato ma c’è un abisso. #sapevatelo

Andrea Locati

MONDO BUGIARDO

 Le persone sono si sono freneticamente aggrappate alla ormai sola libertà di esprimere e manifestare il proprio pensiero nella grande rete d’internet. Scrivono articoli e post deliranti volti a dar luce nel buio dell’informazione. Linkano, twittano e condividono immagini e vignette piene di rabbia. E una grande frustrazione. E’ vero che siamo tempestati da notizie di poco conto come è vero anche che siamo in balia di quello che i media classici ci propinano. Siamo un paese diversamente libero dal punto di vista informativo. Ma perché non manifestare il dissenso in un altro modo? Informare è creare formazione; quindi istruire. Se volete fare informazione fatelo in maniera GIUSTA. Fatelo responsabilmente. Fatelo, ma fatelo con un poco di sale in zucca, senza creare allarmismi o raccontare bufale. Quello che manca in quello che scrivete è scientificità. Girovagando per i blog mi sono reso conto che gli scrittori 2.0 peccano
di empirismi fantasmagorici, creatività mentitrice. una Pioggia di notizie farlocche che terrorizzano, inquietano e deviano la realtà dei fatti. Andrea Locati

COSA FARE QUANDO SEI ANNOIATO

Chiaccherare,  scrivere, dipingere, suonare, cantare, ridere, scherzare, correre, saltellare, mangiare la pasta, fare l’amore, lavorare, ballare, piangere, studiare, fumare, bere, mandare le mail, leggere, telefonare, coccolare, farsi sgridare, guardare facebook, sognare, dormire, mandare a quel paese quelli che non ti interessano, spendere un sacco di soldi , chiudere gli occhi, cazzare, disegnare, buttarsi col paracadute, fare il bucato, appuntarsi un sacco di cavolate, scoprirmi, scoprire, credermi il più bello, credermi troppo brutto, credermi simpatico e divinamente attraente, ritardare, correre, andare in università, temperare la matita, accendere la lampadina, vomitare, attraversare la strada, fare un film, aprirsi un’attività, copiare, negoziare, limonare duro, prendermi le mie decisioni, sapere che non ho speranza, godere fino a lacrimare, trapanare il muro, mettersi offline, crescere, cronologizzare tutti gli eventi, spaccare tutto, fotografare, fare i ruttini, fare incazzare il vicino perchè lui c’era prima, sbattere la bocca, toccarsi i capelli, non pensare a nulla, amare se stessi, ridere degli altri, gongolarsi, fare gnegnegne… emozionarsi, parlarne a 4 occhi senza esponenziali, ascoltare la musica, alluparmi, parcheggiare l’auto senza tamponarla, portare a spasso il cane, dire chiaramente non mi va, fare il buzzurrone, vergognarsi, non dire la verità, perder il buon tempo, andare a una festa sapendo che tanto c’eravamo tanto amati, dare le ricevute a chi te le chiede, rubare, spannare i vetri dell’auto, essere conforme, dare un esame, sputare per terra, far battere il cuore, inginocchiarsi, odiare, rasserenarsi, dare il filo da torcere, incartapecorirsi, acculturarsi, fare un viaggio, non avere più niente da dire, offendersi, menare, salare, larveggiare, prendere decisioni, capire, inventar cazzate, ridere dentro, piangere dentro, scherzare, prendere uno schiaffo, schizzare, sgrammaticare, ringiovanire, sparare a chi ti rompe, mettersi le dita nel naso eccetera eccetera.

LA FINE DELLA CRISI? UNA BUFFONATA

Viaggiando sulla mia monovolume per le zone industriali dei paesi limitrofi dove vivo mi sembra di essere circondato da cimiteri. Cimiteri di capannoni, aziende, industrie vuote con esposto il cartello affittasi e vendesi. Folle è l’idea dei segnali di ripresa. Non ci sono soldi. Anche se cammino per il centro vedo vetrine di negozi luminose ma senza anima viva dentro se non una commessa depressa che non ha battuto neanche uno scontrino. Non ci sono soldi. Dove è la ripresa? E’ dal 2008 che la crisi economico-finanziaria ha avvolto il mondo in una presa stretta, una morsa che non lascia respirare gli artigiani, gli imprenditori e nemmeno i cittadini. I media ne parlano con le percentuali. E sono poco pragmatici. Ogni giorno chiudono 43 imprese. Mediamente stiamo parlando di 15600 imprenditori l’anno che non danno più da lavorare a dipendenti che percepirebbero un salario che poi andrebbero a reinvestirlo in beni di consumo più o meno durevoli. Se all’inizio della crisi c’era stato il boom degli imprenditori cinesi che investivano nel nostro territorio, anche questo dato inquieta e allontana dal barlume di luce del tunnel della crisi. Scappano. Chiudono anche loro. Il baricentro del mondo non è più la bella Italia del rinascimento o l’imperiale romana. La scomoda verità è che c’è’ troppo di tutto e che è giunto il nostro momento. L’Europa ha dominato per duemila anni. Prima del dominio europeo erano gli africani a dominare perché più forti di costituzione e più adatti a correr dietro alle gazzelle. Poi l’America ha fatto il suo tempo ed è bene ricordare che è un’invenzione tutta europea. Ora è il turno del continente asiatico. E’ una ruota che gira; quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Il costo del lavoro oggi in Italia è pari al 66,3% sul risultato finale. Come si può pretendere che un imprenditore investa ancora nel territorio dello stivale? Impensabile. Senza parlare di debito pubblico che si avvia a sfiorare i 2040 miliardi di euro. L’Italia dello sfacelo. Non è tempo di ripresa. Non si vede neanche lontanamente. Ci sono troppi soldi impiegati a saldare i debiti, troppi contanti che finiscono nelle tasche sbagliate, troppo danaro nel vortice della finanza che promette senza mantenere o che promette a discapito di molti. E poi c’e’ anche il fattore terziario. Vogliono tutti lavorare in un ufficio, otto ore, organizzare, decidere, comunicare. Ho imparato la lezione. Siamo tutti concorrenti, non collaboratori. Siamo tutti inclini a rubarci favori, non a farceli. La crisi c’è, nonostante sia subdolamente nascosta dai media con volti sorridenti che appaiono in tv o sulla copertina di qualunque settimanale esiste. Esiste e me ne sono reso conto quando sono entrato all’ufficio di collocamento dove una massa non definita di lavoratori senza lavoro chiedevano aiuto ad addetti provinciali con il compito di schedarci. La crisi si sente nelle piazze dove i licenziati urlano per i diritti. La crisi si sente nell’aria fredda dei supermercati quando si sentono parlottare coppie con figli che dicono no, compriamo questo che costa meno. La crisi si vede dallo spuntare come funghi di Compro oro e pago in contanti. Forse è il mercato più in espansione da cinque anni a questa parte. E’ la crisi del ventunesimo secolo; la crisi dei contanti nelle tasche degli italiani che sono sempre meno. L’Italia è già fallita tecnicamente ma i nostri politici sono ancora abbastanza bravi a fare promesse di crescita e ricostituzione monetaria che riescono ad abbindolare e intontire i massimi sistemi bancari europei. Cosa ci resta se non piangere e parlare? Per fortuna questo è ancora gratis. Noi, trentenni senza futuro. Noi neolaureati senza lavoro. Abbiamo ancora qualche misera speranza? Rimanere in Italia o scappare all’estero? Provare ad inventarsi qualcosa o restare in balia degli eventi aspettando la venuta di qualche santone con le soluzioni? La crisi certamente è un vortice dal quale difficilmente si esce. Quello che penso è che in ogni caso sia ancora presto per uno scossone politico-economico perché l’italiano medio ha ancora qualcosa nel piatto che gli riempia la pancia e che gli faccia fare sonni sereni, ha la televisione che propina tante curiosità e lascia spazio per sognare ed infine ha il credo, quello della fede pura.

ANDREA LOCATI

 

Come cambia il mondo con gli smartphone

Sempre più aggiornati gli smartphonauti navigano, telefonano, cercano informazioni e condividono. Non se ne può più fare a meno. Incredibile. Solo a pensare che una decina di anni fa giravamo con dei cellulari grandi due volte la mano ad inseguire il campo di rete. Secondo una ricerca di Ericsson in cinque anni 5 miliardi di esseri umani hanno acquistato uno Smartphone, e ce ne vorranno solamente 2 per fare in modo che questa cifra raddoppi. Quali sono le conseguenze sull’informazione? Il cartaceo sta scomparendo davvero? Il dilemma tra digitale e la vecchia carta stampata è vivo. Molti quotidiani si sono dovuti aggiornare ed hanno dovuto inseguire l’evoluzione delle tecnologie. Ormai le app dominano il mondo. I contenuti multimediali riempiono quei fantastici silenzi che una volta erano di compagnia del pensiero-lettore davanti ad un articolo. Credo non si possa fermare questa inarrestabile corsa. I vantaggi sono molteplici a dispetto dei conservatori che preferiscono ancora sentire il profumo dell’inchiostro stampato e sentire il rumore della carta sui polpastrelli. Scrivendo il seguente post mi sono chiesto quanti fogli A4 si ottengono con un albero, visto e considerato che le tecnologie non hanno ancora trovato alternative. A rispondermi è stata la superlativa rivista “Focus” con questo articolo.

ImmagineFoto tratta da Wikipedia

Gli smartphone salveranno la vita degli alberi? L’informazione sarà la stessa? Da uno studio effettuato dall’Università Marconi di Roma il modo di scrivere gli articoli per le nuove tecnologie è diverso sia dal punto di vista del tono utilizzato che dal punto di vista della collocazione dell’importanza delle notizie. Ecco lo studio.

Quali sono gli usi degli smartphone reali nel mondo?

Divertente è il video dell’utente Youtube Charstarlene.

Da bene di lusso è diventato velocemente un bene necessario.
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Il problema è che noi solitamente ci laviamo! Ma non portiamo in doccia lo smartphone! Toccare incessantemente lo schermo può aumentare il proliferare di germi e batteri. Inoltre secondo uno studio del Wall Street Journal, che ha analizzato otto terminali diversi, i nostri device sono veri e propri nidi di microbi. In uno sono stati trovati anche un grosso numero di coliformi fecali.

Oltretutto, la cosiddetta “tendinite da messaggio”: ormai siamo abituati a mandare costantemente veloci messaggi, e alla nuca, dato che si è sempre nella stessa posizione a guardare lo schermo. Questo in effetti accade quando si fa qualsiasi azione ripetutamente.

Per finire, causa delle dimensioni, i nostri occhi si sforzano continuamente nel leggere messaggi o news sugli smartphone. Anche se i terminali di ultima generazione hanno schermi sempre più grandi e a risoluzioni sempre più alte, il rischio permane.

Ma noi continuiamo imperterriti.

Andrea Locati

Frozen sbanca i botteghini di Natale

Anche questa volta Disney ha fatto centro.

Riempie le sale durante le feste. Emoziona grandi e piccini. La storia, in parte ispirata dalla “regina delle nevi” di Hans Christian Andersen ha sbancato i botteghini e si è aggiudicata i Golden Globe della sua categoria, ovvero film di animazione.

Ecco il link direttamente da USA TODAY, in lingua inglese. Era in competizione con “I Croods” e “Cattivissimo me 2”

Come se non bastasse ha avuto due nomination agli oscar come miglior film di animazione e miglior canzone colonna sonora originale.

Meraviglioso. Merita di essere visto.

Andrea Locati